giovedì 11 giugno 2009
THE END....CONCLUSIONI FINALI...
CREDO DI AVER DETTO TUTTO,VORREI SOLO AGGIUNGERE CHE:
MANGIARE NON è SOLO NUTRIRSI,MANGIARE è UN'ATTIVITà CHE RIGUARDA CORPO,CUORE E MENTE...
ALIMENTARSI OGGI SIGNIFICA DECIDERE OGNI VOLTA CHE COSA MANGIARE,COME,QUANDO,CON CHI E PERCHè....SONO DECISIONI INDIVIDUALI,MA FORSE NON SONO DECISIONO DAVVERO LIBERE,PERCHè INTORNO A NOI C'è UN MONDO CHE IMPONE LE SUE IMMAGINI E I SUOI PRODOTTI...
DETTO QUESTO VORREI CONSIGLIARVI LA VISIONE DEL VIDEO DI CHRISTINA AGUILERA"BEAUTIFUL"PERCHè TU SEI MIGLIORE,NOI SIAMO MIGLIORI, TU VALI,NOI VALIAMO....YOU ARE BEAUTIFULLLLLLLLLLLLL......
THE ENDDDDDDDDD
LA DIETA CHE FUNZIONA......
No avere fretta se sei sovrappeso i primi chili vanno giù di colpo ma poi per consolidare il risultato e migliorare la situazione ci vuole tempo.Se puoi,vai dal tuo medico o dal dietologo che trovi anche nelle ASL....
ci tenevo a dire solo una cosa,l'importante è stare bene con gli altri e non cambiare per piacere agli altri....
TO BE CONTINUED
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mercoledì 10 giugno 2009
UN Pò DI EDUCAZIONE ALIMENTARE....
Non c'entrano i faraoni e nemmeno le caste di merende al supermarket:la PIRAMIDE ALIMENTARE è un aiuto per imparare,giorno dopo giorno,che cosa mangiare e quanto....
Gli limenti sono divisi in cinque gruppi,almeno un alimento di ogni gruppo deve essere presente sulla tua tavola ogni giorno.
GRUPPO1:
CEREALI,alla base della piramide ci sono pane pasta e cereali,cioè carboidrati.il consumo dev3e variare da6ad 11 porzioni al giorno.
GRUPPO2:
La seconda fascia comprende tutta la frutta e tutte le verdure,servono per fare il pieno di vitamine,minerali e fibre,il consumo deve variare da3 porzioni di frutta e tre porzioni di verdure ogni giorno.
GRUPPO3:
Continuando a salire troviamo alimenti che ci forniscono proteine,vitamine del gruppo b,e un tot di minerali fondamentali,come il calcio,il consumo è di2-3 porzioni del gruppo del latte e 2-3 porzioni di tutto il resto(carne,pesce,uova,legumi).
GRUPPO4:
Siamo quasi in vetta e troviamo l'olio,che contiene vitamine indispensabili e tanta energia,il consumo è di2.3 cucchiai al giorno,assolutamente crudo.
GRUPPO5;
In cima alla piramide troviamo gli"stravizi"ovvero zuccheri e grassi animali,questi alimenti dovrebbero essere ingeriti raramente o quasi mai...
PER UNA PIRAMIDE DAVVERO COMPLETA RICORDATI DI AGGIUNGERE NON TANTO SALE,ZERO ADDITIVI,ZERO CONSERVANTI E TANTA,TANTISSIMA ACQUA.....
TO BE CONTINUED
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L'INDICE DI MASSA CORPOREA....
CALCOLA IL TUO"INDICE DI MASSA CORPOREA"!
L'indice di massa corporea è un numero che esprime il rapporto tra il tuo peso in chilogrammi e la tua altezza espressa i metri.L'IMC è molto più attendibile del solo peso corporeo!
Per calcolarlo prendi il tuo peso in chilogrammi e dividilo per la tua altezza al quadrato.La formula è semplice se usi una calcolatrice è semplicissima.....
SI CONSIDERA NORMALE UN IMC COMPRESO TRA18,5 E 24,9.
UN IMC INFERIORE A 18,5 INDICA SOTTOPESO,UN IMC COMPRESO TRA 25 E 29,9 INDICA SOVRAPPESO.
UN IMC SUPERIORE A 30 INDICA OBESITà.
TO BE CONTINUED
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CAMPANELLI D'ALLARME....
STATEMI BENE A SENTIRE,ANZI LEGGETE ATTENTAMENTE QUANTO STTò PER SCRIVERE:
- Sei magrissima ma pensi che devi dimagrire ancora e sei molto contenta se ci riesci?sei ossessionata dal pensiero di prendere anche un solo grammo in più e controlli in continuazione il tuo peso e la tua immagine?hai perso il ciclo mestruale da almeno tre mesi?ti sei inventata una dieta ferrea ma a volte ti sembra troppo e salti completamente i pasti?hai un'indice di massa corporea inferiore a 17,5?se ti riconosci in questa descrizion,non fare finta di niente;quasi sicuramente sei stata colpita da ANORESSIA.
TO BE CONTINUED
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COME SI RAPPORTANO GLI ALTRI PAESI A QUESTO TIPO DI PROBLEMA???
Questo vuole essere una sorta di gemellaggio con gli altri paesi per constatare come viene affrontato e riconosciuto questa malattia..... In molte culture non occidentali vengono attribuiti a un corpo abbondante attributi positivi come salute, prestigio sociale, potenza economica e attrattività sessuale, mentre alla magrezza viene conferito un connotato di negatività. L’assenza di un’ideale di magrezza risulta protettivo per questi gruppi culturali rispetto all’insorgenza di insoddisfazione dell’immagine corporea e conseguenti disturbi dell’alimentazione. L’anoressia nervosa, in particolare, ricorre meno frequentemente nei paesi non occidentali e che hanno meno contatti con la nostra cultura, e gli emigranti hanno maggiori probabilità di sviluppare il disturbo quando si trasferiscono in un paese industrializzato confrontati con coloro che restano nella comunità di origine.
Ex Unione Sovietica.BILUKHA AND UTERMOLEN(2002) hanno notato che l’accresciuto accesso a fonti mediatiche americane, che promuovono la magrezza attraverso diete ed esercizi è duplicato, con un aumento dell’insoddisfazione per l’immagine corporea, in paesi dell’ex Unione sovietica come l’Ucraina.
Becker (2004) ha dimostrato che l’introduzione della televisione alle isole Fiji nel 1995 è correlata con l’aumento dei punteggi ai test che indicano la predisposizione a sviluppare disturbi alimentari. Nel 1998 il 74% delle ragazze riportava la convinzione di essere “troppo grassa” almeno “qualche volta”. Quelle che guardavano la tv almeno 3 sere a settimana avevano il 50% in più di probabilità di concepirsi come troppo grasse e il 30% di probabilità in più di essere a dieta, sebbene non fossero più soprappeso delle altre.
I disordini alimentari ad Hong Kong, Taiwan e Cina erano ritenuti rari o non esistenti. Ma una ricerca di Luo, Parish & Laumann (2005) ha scoperto che da quando la Cina è diventata più aperta all’occidente, anche in Cina si stanno diffondendo ideali di magrezza con conseguenze negative per le donne.
Swami and Tovee (2005) hanno comparato le preferenze di immagine corporea in gruppi di donne che vivevano in Malesia e Gran Bretagna. Cinque sottogruppi riflettevano un gradiente di sviluppo socioeconomico: dai paesi industrializzati (Inghilterra e Kuala Lumpur), a semi-industrializzati (Kota Kinabalu) a rurali (i villaggi di Kota Kinabalu). I ricercatori hanno rilevato come nei gruppi industrializzati, e quindi maggiormente esposti ai valori occidentali, esisteva un tasso maggiore di disordini alimentari rispetto agli abitanti delle zone rurali, benchè ne condividessero la cultura tradizionale.
In Medio Oriente uno studio cross-culturale condotto in Israele su gruppi di subcultura ebraica e araba ha evidenziato che la maggiorparte dei gruppi di adolescenti mostrano un’ attitudine all’insoddisfazione per la propria immagine corporea comparabile a quella riscontrabili negli Stati Uniti. (Safir, Flaisher-Kellner & Rosenmann, 2005).
Katzman et al. (2004) notarono che nell’Isola caraibica di Curacao i disordini dell’alimentazione erano individuabili solo nella minoranza bianca. Nessuna evidenza di patologia alimentare fu riscontrata nella maggioranza nera dell’isola. I bianchi di Curacao tipicamente aderiscono a standard di bellezza occidentali, contrariamente ai neri che preferiscono una dimensione del corpo più “ampia”.
In nazioni africane come l’Uganda e la Nigeria, dove le donne in carne e pesanti sono giudicate ideali, le donne hanno meno probabilità di sviluppare un disturbo alimentare. (Balogun, Okonofua & Balogun, 1992 ). Al contrario in Sud Africa i disturbi dell’immagine corporea e alimentari non sono dominio esclusivo delle sudafricane caucasiche, ma sono comuni anche fra le adolescenti nere (Le Grange et al. 1998).
In Giappone tradizionalmente gli standard di bellezza promuovono una figura più magra e più piccola di quanto accada nelle culture accidentali. Pike & Borovoy (2005) sebbene sottolineino i limiti del modello di “occidentalizzazione” come spiegazione dell’incremento dei disturbi alimentari in Giappone, concordano nel ritenere che l’atteggiamento culturale nei confronti del peso e dell’aspetto siano alla base della diffusione del fenomeno, benchè siano ravvisabili altre motivazioni specificatamente relative alla società giapponese.
Insomma esistono sufficienti evidenze, al di là di aprioristiche e bigotte campagne di moralizzazione, per ritenere che un cambio di rotta culturale possa aiutare concretamente a ridimensionare questo allarmante fenomeno.
TO BE CONTINUED
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RAGAZZI E RAGAZZE A CONFRONTO
Nonostante il disturbo sia lo stesso, infatti, presenta notevoli differenze di genere, poichè mentre le donne mirano alla perdita di peso e al dimagrimento, gli uomini sono ossessionati dalla muscolatura, e si sforzano di ottenere un fisico sempre più massiccio e scolpito. Mentre la preoccupazione delle donne va perlopiù al corpo dalla vita in giù, per gli uomini va dalla vita in su, in particolare al petto ed alle braccia. Ma se sono così diversi, come è possibile affermare che si tratta dello stesso disturbo? Uno degli elementi più significativi, oltre la spropositata attenzione rivolta all’aspetto fisico, sono le comorbilità (l’associazione con altre malattie) che sono le stesse in entrambi i sessi: depressione maggiore, abuso di sostanze, disturbi d’ansia e disturbi di personalità sono rintracciabili sia nei maschi che nelle femmine affetti da disturbo alimentare.Il fatto che la malattia sia la stessa però non deve trarre in inganno, infatti, si è osservato che gli specialisti tendono a diagnosticare il disturbo più spesso se si tratta di una donna, più raramente se si tratta di un uomo. Una prima ragione sta nel fatto che, in stadi avanzati della malattia, esiste un sintomo nella donna, l’amenorrea (ossia l’arresto del ciclo mestruale), che non ha corrispettivi così evidenti nell’uomo. Nel maschio lo scompenso ormonale si manifesta come un calo drastico del desiderio sessuale, se non addirittura impotenza, causati dal blocco o inibizione della produzione di testosterone operato dall’organismo denutrito. Un secondo motivo nasce dal fatto che i soggetti maschi tendono a dare spiegazioni più ragionevoli, spesso mediche, per le loro condotte patologiche. Mentre, infatti, le donne prediligono comportamenti di controllo del peso come il vomito o l’assunzione massiva di lassativi, gli uomini, probabilmente favoriti da un metabolismo più veloce, preferiscono l’esercizio fisico, anche se spesso eccessivo.Le ragioni espresse per l’inizio della restrizione alimentare e del sovra esercizio variano molto e, come detto prima, appaiono spesso più ragionevoli di quelle esposte dalle donne che principalmente dimostrano semplicemente l’ossessione verso la magrezza. Molti pazienti dichiarano di essere a dieta per combattere l’eccesso di peso (a volte reale), alcuni per evitare che l’eccesso di grasso li conduca a complicazioni mediche, come malattie cardiache, a cui spesso sono andati incontro certi parenti (spesso il padre), altri potrebbero dimostrarsi motivati a cambiare il proprio aspetto in quanto molestati da coetanei in età infantile o, infine, semplicemente per migliorare le loro capacità atletiche. Condotte i questo genere, specie se perpetuate nel tempo possono portare a sintomi somatici a volte piuttosto gravi che vanno dal senso di affaticabilità, edema, bradicardia, anemia e, ovviamente, perdita di peso. Si è osservato inoltre che i diversi tipi di disturbo alimentare si associano a diversi tipi di personalità. Infatti mentre l’anoressico tende ad apparire ansioso, autopunitivo ed a volte persino ossessivo, i bulimici tendono a comportarsi in modo appariscente e narcisista.Nonostante sia difficile ammettere di avere questo tipo di patologia per entrambi i sessi, per gli uomini si aggiunge un’ulteriore fonte di vergogna: soffrire di una malattia tipicamente femminile. In questo il soggetto con disturbi dell’alimentazione vede lesa la sua virilità. Per questo è fondamentale che gli psicologi considerino come la mascolinità impatta sulla diagnosi e sul trattamento di questi disturbi. Gli affetti presentano inoltre difficoltà a richiedere aiuto ad operatori specializzati, mentre è frequente il ricorso a specialisti per problemi secondari derivanti dalla o concomitanti alla loro condizione come depressione sovrappeso, ansia sociale o disturbi ossessivi compulsivi. Inoltre bisogna aggiungere che spesso la mascolinità è associata a diffidenza, ad un giudizio negativo verso gli interventi psicologici e conseguentemente ad una minore frequenza di richieste d’aiuto.Il soggetto prova una forte ambivalenza nei confronti delle richieste d’aiuto, infatti qualora decidesse di trattarsi, sentirebbe minacciati i “risultati” ottenuti attraverso l’esercizio e il controllo dell’alimentazione, di contro, qualora rinunciasse al trattamento, continuerebbe ad essere tormentato da preoccupazioni riguardanti il suo aspetto fisico e sarebbe costretto a continuare ad assumere sostanze per il potenziamento muscolare (e.g. steroidi).Nonostante non ci sia in letteratura uno studio volto ad indagare proprio questo aspetto, sembra che i risultati del trattamento siano altrettanto buoni sia per gli uomini che per le donne con alcune importanti differenze. Mentre gli uomini sembrano essere in grado di riacquisire un peso normale più velocemente delle donne, queste si dimostrano più capaci di controllar e i sintomi della malattia anche a lungo termine, nonostante alcune di esse fossero state ammesse al trattamento in condizioni psico-fisiche peggiori dei maschi.I due sessi condividono inoltre molti predittori per una buona prognosi, come ad esempio peso particolarmente basso, assenza di serie malattie in comorbilità e alto supporto familiare. Predittori specifici per una peggiore prognosi maschile sono stati identificati e tra questi rientrano la lunga durata della malattia, l’insorgenza tardiva, il disinteresse verso gli sport, relazioni sociali controverse, scarso adattamento sociale durante l’infanzia e mancanza di attività sessuale prima dell’insorgenza della malattia.Gli psicologi che si apprestano al trattamento di pazienti maschi con disturbo alimentare, possono utilizzare la mascolinità del soggetto come leva per il cambiamento enfatizzandone i lati positivi e sfruttandone le peculiarità. Ad esempio, dato che è meno probabile che gli uomini chiedano supporto psicologico, il terapista può sottolineare come l’inizio della terapia sia la dimostrazione del fatto che il paziente sta esercitando controllo sulla sua vita, controllo volto al miglioramento.Nonostante sia importante che ogni psicologo integri la sua strategia di approccio al paziente con informazioni riguardo le abitudini alimentari e l’attività fisica dei pazienti, in questi casi diventa cruciale conoscerne gli aspetti per poter giungere ad una diagnosi corretta ed ad un trattamento efficace. In particolare, l’intervista può essere strutturata in modo da ottenere informazioni riguardo cambiamenti di peso, dieta o abitudini d’esercizio, i pesi minimo e massimo raggiunti ed il peso ideale, preoccupazioni riguardo la forma fisica o la muscolatura, preoccupazioni riguardo alla perdita di peso e eventuale uso di sostanze per il potenziamento muscolare. Alcune ricerche hanno paragonato quest’ultimo comportamento a strategie di controllo del peso che nelle femmine si palesano con il vomito. Altre aree di indagine sono fumo, uso d’alcol, droghe, uso di medicinali per il dolore e patologie che implicano dolore cronico. Questi si sono rivelati correlati alla bulimia nell’uomo, ad esempio, gli uomini potrebbero approdare all’uso della cocaina per ridurre il desiderio di abbuffarsi o per stimolare la perdita di peso.I principi base per il trattamento dei disturbi alimentari per le donne si applicano anche agli uomini: impegnarsi per ristabilire un peso normale, abbandonare comportamenti lesivi, trattare le malattie in comorbilità, sconfiggere le preoccupazioni riguardo il peso e la forma fisica e insegnare strategie d’adattamento ai propri ruoli sessuali e socioculturali. L’approccio consigliato è multidisciplinare in modo che coinvolga oltre allo psicologo ed al paziente, un medico che monitori la sua condizione fisica nel progredire del trattamento, un dietologo che educhi il paziente a proposito della nutrizione, metabolismo ed esercizio fisico, ed uno psichiatra che tratti eventuali patologie associate.Tra le terapie più efficaci per il trattamento dei disturbi alimentari rientra la terapia cognitivo comportamentale, la quale, particolarmente efficace nel trattamento della bulimia, ha delle evidenze di efficacia anche per l’anoressia nervosa.In definitiva i maschi con disturbi alimentari sono spesso trascurati rispetto alle donne, anche se negli ultimi tempi stanno attirando sempre di più l’attenzione. Nonostante ci siano molte somiglianze tra maschi e femmine che hanno a che fare con questi disturbi, sono evidenti delle differenze nei maschi che ne influenzano il trattamento. Gli psicologi stanno considerando strategie terapeutiche tengono conto del sesso del paziente in modo da capire come la loro mascolinità influenza il loro disturbo e la loro richiesta di aiuto.
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martedì 9 giugno 2009
GUARDARE PER CREDERE....
lunedì 8 giugno 2009
E I RAGAZZI??????.....-II PARTE
Toscani ci ha shoccati con coraggio con questa immagine per metterci di fronte ad un problema che a parte le chiacchiere di tanti nei fatti poi non viene affrontato con serietà.
L'altra faccia della medaglia è questa: Jeremy, 36 anni del Minnesota sta letteralmente morendo per essere magro. Come era prima? Lo potete vedere qui.
E potete leggere anche i commenti tra i quali lo stesso Jeremy afferma:
"Sebbene fossi certamente più in salute e ovviamente di migliore aspetto, non ero felice.
Mi allenavo troppo in palestra, ero molto superficiale e interessato solo al mio aspetto. Volevo, e ancora voglio, che la gente mi ami per quello che sono e non per quello che sembro. Non posso mentire,amerei essere di nuovo come in quella foto ma voglio anche esser felice.".
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E I RAGAZZI??????
Si chiama anche vigoressia o ancora reversal anoressia, speculare a quella femminile. E’ l’anoressia maschile, in agguato nell’età a rischio, tra i 12 e i 25 anni, periodo della formazione dei futuri uomini e donne. Non a caso si parla di patologia della famiglia, bersagliata com’è oggi dalle difficoltà della vita e dai messaggi contraddittori delle mode: librarie e televisive (diete e ricette di cucina…), stilistiche (fantasie dell’appeal, sex o non sex, fino a confondere i generi uomo/donna…), salutiste (magri e forti a ogni costo…) il rischio è quello di incorrere in un disturbo del comportamento alimentare, DCA , di cui l’anoressia fa parte.
Difficili statistiche.
Un disturbo che tuttavia nell’ultimo secolo non sembra essere aumentato stando a quanto afferma lo psicoterapeuta Roberto Ostuzzi, presidente dell’ANSISA, Associazione Nazionale Specialisti in Scienza dell’Alimentazione e autore, per Baldini e Castoldi, del libro “Figlie in lotta con il cibo” e del più recente “Un boccone dopo l’altro”. “Quello che è cambiato”, dice Ostuzzi, “è la tipologia dell’anoressia, che da mistica nel ‘700 è diventata ai nostri giorni più legata ai mutamenti socioculturali dovuti a importanti cambiamenti nell’organizzazione sociale e familiare”.
Non si contano tuttavia i pazienti anoressici, che nella sua forma al maschile oggi si confondono sempre più tra la normalità, sfuggendo ogni statistica. Ragazzi che scambiano il contenitore (il corpo) con il contenuto (le emozioni) con comportamenti molto spesso tollerati e compatibili con la vita “normale”.
Sì, perché, come spiega Ostuzzi, i ragazzi non sviluppano soltanto l’anoressia restrittiva tipica delle ragazze, che fa dimagrire fino al rischio della vita stessa. Gli ossessionati dalla forma del corpo, sono palestrati, che vogliono eliminare ogni filo di grasso ma anche corazzarsi di muscoli dietro i quali nascondere insicurezze, forgiando ex novo la propria immagine più d’impatto.
È proprio l’esiguità dei casi trattati che fanno dell’anoressia un fenomeno ancora poco studiato, considerato che in Italia viene curato in appositi centri specialistici solo dagli anni ‘80. La percentuale di casi è in un rapporto di circa 1 a 10 maschi/femmine, con una prevalenza dello 0,3-0,5% nelle donne in età a rischio, che significa 3-5 femmine contro un maschio ogni mille. L’incidenza invece è di circa venti ragazze/due ragazzi ogni centomila abitanti. La cura è la stessa, ma perché un ragazzo si ammala di una patologia tipicamente femminile?
Gli interrogativi si moltiplicano, come pure le ricerche sui fattori di natura neuroendrocrina e metabolica, che possono accompagnare, in determinate condizioni ambientali, questo deficit nella struttura di identità di sé. Molto spesso è in gioco la ricerca di definire la propria identità di genere, di attitudine, di inclinazione sessuale. Senza essere gay, sono ragazzi che possono avere delle incertezze, magari perché sono più magri e fragili o meno decisi dei coetanei. Inoltre, a differenza del corpo delle ragazze, biologicamente stimolo per la sessualità maschile, il corpo e l’identità maschile vanno al di là dell’aspetto puramente sessuale e puntano sulla sicurezza legata all’efficienza.
Fissati con la palestra.
La donna anoressica deve essere magra, l’uomo muscoloso. Per una forma di fobia delle forme praticano esercizio compulsivo, cioè tantissima ginnastica e hanno eccessive preoccupazioni per la dieta perché vogliono essere magri, e avere tutti i muscoli scolpiti. Sono disposti anche all’abuso di sostanze anabolizzanti.
A Villa Margherita a Vicenza, una casa di cura convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale, che fa parte della rete assistenziale dei disturbi alimentari del Veneto, il 70% dei pazienti provengono da fuori Regione: su 120 ricoverati 6 sono uomini, circa il 4%. Cosa si cura e come nell’anoressia? “La cura individuale è rimetterli in contatto con il loro stato emotivo interno e verbalizzarlo. Si cura un disagio multifattoriale, con molte cause che si intersecano in maniera diversa nei singoli casi, ma sempre con una forte, ossessiva concentrazione sul cibo quale strumento per modificare il corpo nel tentativo di mettere a tacere il proprio dolore interno attraverso il controllo del guscio. Una ricerca di sicurezza effimera che renda più sopportabili le insicurezze interiori. In terapia familiare, in presenza di madre, padre, fratelli si discute insieme delle difficoltà, per capire quali possono essere i limiti o i cambiamenti da adottare per modificare una situazione che si è resa difficile”.
TO BE CONTINUED
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venerdì 5 giugno 2009
VI PRESENTO I PRO-ANA.....
Sono blog, forum, chat, community e siti che esaltano l’anoressia e la bulimia, dove si dispensano consigli e suggerimenti su come diventare anoressiche e bulimiche doc.
Sono considerati illegali e perciò continuamente oscurati. Ma questo non scoraggia le giovani utenti ad aprirne di nuovi. Il fenomeno appare piuttosto sotterraneo e clandestino ma soprattutto sconosciuto alla maggiorparte delle persone. Per questo PrimaDaNoi.it ha deciso di approfondire l’argomento.
Le frasi che si possono leggere sono scioccanti, le immagini proposte quelle di modelle che di bello hanno solo i vestiti perché al posto del corpo ci sono solo scheletri.
La “moda” delle pro Ana (o pro mia per le bulimiche) è nata negli Stati Uniti e si calcola che oggi in America siano quasi 11 milioni le persone (99% donne tra i 12 e 40 anni) influenzate dal movimento e dall’ostentazione di un certo modo di apparire.
In Italia sarebbero 500.000 le ragazze malate e tra queste alcune migliaia decidono di partecipare a blog
a favore dell'anoressia e della bulimia, raccontando con fierezza i risultati raggiunti. Entrare nel loro mondo è quasi impossibile. I forum sono tutti privati.
Per accedere si può contattare la proprietaria che a discrezione
accetterà di ammettere la nuova adepta alla cerchia. I suggerimenti sono semplici e truci allo stesso tempo: «Non ti preoccupare, ecco cosa devi fare quando ti viene fame: pensa a qualcosa di schifoso, tipo pulire il water o la lettiera del gatto». La moda è dilagante e parallelamente si creano una serie di siti satellite dove le ragazzine studiano escamotage per scovare ed entrare nei vari gruppi e gridano i motivi della ricerca forsennata : «devo farcela, devo trovare il sito pro-ana per perdere gli ultimi 3 kg» Difficile arrivare all’obiettivo. Ma cosa si cerca in realtà? Si cercano siti come questo di una ragazzina di soli 13 anni che dispensa consigli su alimentazione ed esercizi fisici, o come
questo dove si alternano giri in centro per gli acquisti di Natale e disperazione per una dieta troppo rigida.
In realtà chi è riuscito ad entrare in quelli più affollati e autorevoli, come racconta una ragazza dal nick “Hate the mirror” (odio lo specchio) in un forum racconta: «si spiegano rituali da praticare nelle proprie camere da letto‚ circondati da candele‚ incensi e musica stile chill–out il tutto condito da questa frase come epilogo del tutto: “ I am ana and proud of it” (sono ana e sono orgogliosa di esserlo, ndr)
Le loro diete:
Forse un eufemismo chiamarle così, perché in realtà sono veri e propri digiuni (vedi questo) : 1 mandarino, 1 arancia, 1 biscotto. «A colazione bevo un thè al finocchio (0 kcal)», scrive un’altra ragazza, indicando anche il numero di calorie ingerite, «a pranzo 2 yogurt al kiwi (220 kcal), a cena un cappuccino (50 kcal), spuntino un litro e mezzo di the senza zucchero (7kcal). Calorie totali: 277 kcal».
Mangiano questo, insieme a numerosi bicchieri d’acqua, cubetti di ghiaccio, lassativi, succo di limone o aceto a digiuno tutto intervallato da «2 ore di danza», «2 chilometri a piedi», «5 serie di corsa in 12 ore da ripetere ad intervalli regolari», «corse forsennate sulla cyclette per perdere i pochi grammi assimilati con un bicchiere d’acqua».
«Mangio solo un pò di minestrone», racconta un’altra ragazza nel suo sito, « e 2 prugne mignon....ogni tanto mi concedo un pò di merluzzo ma è raro....eppure a me sembra di mangiare tantissimo. Stamattina ho fatto 30 minuti di cyclette ma dopo un bicchiere d'acqua i 3 etti persi sin stati ripresi.... in più lo stomaco
I racconti delle pro-ana:
Per molte di queste ragazze “Ana” non è una malattia ma una vera e propria filosofia di vita. Una ricerca spirituale che può annullare tutto in vista solo della magrezza, una Dea da venerare a cui dedicare delle poesie, alternate a dati impressionanti, ho 15 anni, sono alta 1.69 cm, peso 35 chili. Ho19 anni, sono alta 1.67 cm, peso 37 chili. Ho 19 anni, sono alta 1.77, peso46kg. In alcuni forum che si dichiarano contro la filosofia Ana è addirittura vietato dire altezza e peso «per non accrescere l’ossessione del peso».
«La mai vita è controllata da due personalità: Ana e Mia», scrive Stella nel suo forum privato. «Ana (anoressia, ndr) mi fa stare bene, mi fa sentire bella, mi fa sentire importante, mi fa sentire libera. Mia (bulimia, ndr) mi uccide dentro, mi fa sbagliare, mi rende brutta, mi rende cattiva, mi rende un fallimento. Due personalità contrastanti ma così legate l'una all'altra...Si alternano, si intrecciano, mi fanno diventare pazza. Devo uccidere mia prima che lei uccida a me e la ucciderò grazie ad ana».
E sono molte quelle che da una fase Pro Ana decidono di gettare la spugna
«Voglio smetterla di fare tabelle e tabelline per organizzare trucchi e trucchetti per saltare i pasti, per trovare scuse davanti ai miei per non mangiare.. o vedere che se a pranzo mangio allora alla sera non ci sta che un the, o viceversa»..
Raccontano le loro giornate con una naturalezza agghiacciante e a chi legge non resta che rimanere sconcertati.
«Vomito incessantemente tutto il giorno», scrive una ragazza bulimiche (pro-Mia), «e più vomito più mi sento in colpa più mi faccio schifo più mangio e più vomito».
Parlano delle loro famiglie, talvolta inconsapevoli, «preparo il pranzo per tutta la famiglia», scrive Iris, «preparo la pasta e fagioli, la cucino io, la mangio tutta, la vomito fino alla bile. Compro un gelato, ne compro due, al terzo comincio a vomitare. Passo per il supermarket a comprare l'acqua. Compro un pacco di biscotti, e dei kinder fetta a latte, e un duplo. Mangio tutto in macchina. Vomito tutto in palestra, nel bagno, con la gente che fa la fila fuori per entrare.
Vedo ancora un pezzo di buccia di mela. Rosso. O era un pezzo di stomaco? Non lo saprò mai»
Nonostante la barriera di lontananza che il web può creare le descrizioni sono minute e si riescono a percepire i loro piccoli scheletri. «Ho due lividi simmetrici sui fianchi credo sia colpa delle ossa che sbattono a terra quando faccio gli esercizi in palestra».
Si vivono in diretta gli scontri con chi li vuole far mangiare, le madri che preparano pranzi deliziosi e comprano biscotti e con le quali la maggior parte delle volte hanno un rapporto conflittuale.
E qui scatta la solidarietà della amiche Ana.
I piccoli trucchi che si scambiano via internet alle nuove adepte per non mangiare, «basta dire che ho già mangiato fuori, che pranzerò con delle amiche», perché per loro la bellezza è rappresentata dalle ossa, si misurano per ore, per verificare la circonferenza di seno, fianchi, glutei. «Se mangio, mi repello», scrivono, e qualcuna ammette: «mi sto lasciando morire di fame». «Io vorrei che questo corpo fosse flessuoso, snello, magro, mi piace toccare le ossa e non mi piace sentire il grasso, scrive Deirdre.
La filosofia Ana:
In internet si trovano i cardini salienti della filosofia “Thin Commandments” i comandamenti per essere magra.
«Se non sei magra non sei attraente, essere magra è più importante di stare in salute, devi comprare vestiti, tagliarti i capelli, prendere lassativi e fare tutto quello che ti faccia sentire magra». Ana è considerata dalle giovanissime come una sorta di divinità da venerare, così come Mia lo è per le bulimiche.
E i siti pro-Ana spiegano anche tutti i motivi per aderire alla filosofia: «Diventerai una modella, sarai al centro dell’attenzione, tutto sarà bellissimo, non avrai problemi e non piangerai la notte». Le ragazze trovano la forza dei loro digiuni guardando foto di ragazze magre che sfilano in passerella, a volte al limite come qui o questo, e si sentono protagoniste di una grande comunità, che le aiuta a sorreggersi a vicenda. Hanno anche un segno distintivo, un braccialetto da comprare su internet (dai 3 ai 20 dollari): rosso per le anoressiche, color porpora per le bulimiche
Stop pro-ana:
Per combattere il fenomeno è nato
Anad , l’Associazione Nazionale per l’Anoressia Nervosa e i Disturbi Associati che ha lanciato un grido d’allarme. Proprio l’Anad ha scovato e recensito più di 400 siti sull’argomento e il portale Yahoo! che ospitava 115 dei 400 siti segnalati dall’Anad, ha chiuso molti dei siti presenti sulla sua rete.
Ma su internet ci sono siti in tutte le lingue come Stop Pro Ana
(www.stop-pro-ana.com/) che cercano di spiegare quali sono i reali pericoli e le soluzioni (www.anaymia.com/) o petizioni per eliminare dalla Rete siti del genere e altri aperti da ex anoressiche come quello di Anna Peterson (www.annapaterson.com/) per portare una testimonianza diretta.
Chi invece è dentro al problema e non sa come uscirne scrive anche vere e proprie dichiarazioni di guerra come questa di Iris: « Cara Mia . Ecco. Soddisfatta? Ci sei riuscita. Ora sono sola. Sola con te. […] Credi di aver vinto? No, mia cara. Ti sbagli. Ora sono nuda. Sola come un cane. Rotta e stanca . Ora non sono più niente. E sai qual è il punto? Che ora non ho niente da perdere. Ora che mi hai tolto tutto posso fare solo una cosa. Morire? Oh, no mia cara...troppo facile, scontato. L'unica cosa che posso fare ora è riprendermi tutto. Rivoglio tutto indietro. Rivoglio la mia vita. Il mio studio. Rivoglio i miei viaggi. I miei sogni. Le mie poesie. Rivoglio l'amore. E sta tranquilla mia cara, mi riprenderò tutto quello che mi hai tolto. Ora sono nel fondo. Posso solo risalire. L'hai voluto tu. Ora beccati me, solo me, tutta me, nient'altro che me. E contro di me non hai via di scampo. Io sono più forte. Morirai».
UNA SOLA COSA DA DIRE:NO COMMENT...
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sabato 30 maggio 2009
PRO-ANA???????
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venerdì 29 maggio 2009
MODELLE...MACCHè MODELLI-II PARTE...
Isabelle Caro
MILANO - Quell'immagine non passò inosservata: una ragazza senza vestiti, lo sguardo sofferente, il volto prosciugato, il corpo scheletrico. Era l'autunno del 2007 e quello era il manifesto di una campagna shock contro l'anoressia, che avrebbe provocato una scia di polemiche. Dietro l'obiettivo c'era Oliviero Toscani. La modella era l'attrice francese Isabelle Caro. Dopo quasi due anni Isabelle è tornata in Italia per presentare la sua autobiografia, La ragazza che non voleva crescere. La mia battaglia contro l'anoressia (Cairo editore). Un libro dove mette a nudo la sua storia, svela i retroscena della sua infanzia, dello scivolamento verso la malattia che la affligge da quando aveva 13 anni, dei sondini per l'alimentazione forzata e della lotta per guarire. Sono passati quasi due anni, si è mai pentita di aver posato per quegli scatti? "Sì e no. Quell'immagine mi ha creato difficoltà dal punto di vista professionale: gli attori devono avere una faccia neutra, dopo la campagna pubblicitaria registi e colleghi in me non vedevano altro che l'immagine della foto. Ho avuto problemi anche nella vita quotidiana: per gli altri esistevo solo in quanto anoressica, mentre io sono anche una persona, una donna". Ormai è una faccia nota. "Certo, ma la gente non sa che cos'è la discrezione. Nei negozi mi è capitato di incontrare signore che mi chiedevano gli esami medici. Li volevano per le loro figlie, perché li usassero nelle tesine di biologia o di scienze".
Però non rimpiange di essersi mostrata così. "No, questa vicenda ha un lato positivo: è servita per parlare di un argomento per certi versi tabù come l'anoressia. Ho voluto fare quella foto - e con uno come Toscani - perché sapevo che avrebbe fatto molto rumore". Ma secondo lei, con tutta la sequela di accuse e di critiche, il messaggio è passato lo stesso? "Sono convinta di sì. Siamo riusciti a far parlare del tema, anche se il cammino è ancora lungo. Nel mondo della moda, ad esempio, il problema non è risolto. Hanno votato delle leggi per vietare le modelle troppo magre, ma si continua a chiedere alle ragazze di perdere peso. Lo dico perché l'ho visto. Ero nella giuria di un concorso, alcuni stilisti che facevano parte della commissione dicevano alle ragazze, magari quindicenni, che avrebbero dovuto dimagrire. Quegli stilisti erano gli stessi che avevano votato a favore del divieto". Con l'autobiografia cerca di dare una sua versione, a polemiche finite? "Volevo esprimere qualcosa di diverso rispetto all'immagine data durante la campagna. In realtà il libro non è solo sull'anoressia. La prima parte è dedicata al "sequestro" da parte di mia madre. Ho vissuto l'infanzia prigioniera di una madre depressa, che non voleva che crescessi, che uscissi di casa, e mi vietava il contatto con gli altri bambini. È necessario squarciare il velo su questo tipo di esperienze. Non se ne parla abbastanza, molti non sanno che chi vive queste situazioni si sente in colpa e non racconta nulla per paura di essere preso per pazzo. Il libro è anche un grido: un appello a mio padre biologico (Isabelle è stata cresciuta da un padre putativo, ndr) e un modo per dire a mia madre che le voglio bene". Dopo che è diventata famosa, il movimento pro-ana, (gruppi che infestano il web per esaltare l'anoressia come stile di vita, ndr) si è scagliato contro di lei. "Un po' di tempo fa nel metrò di Parigi ho incontrato una seguace del movimento, che mi ha perfino dato uno schiaffo. Le loro critiche mi fanno piacere, il mio obiettivo era anche mandare all'aria la loro propaganda". Ha avuto reazioni positive dopo la campagna? "Sì, molte. Alcune ragazze hanno letto il mio libro e hanno capito che non potevano rovinarsi così. Altre che gestivano un sito pro-ana, dopo aver visto le foto, hanno deciso che non vale la pena entrare in una spirale infernale". Anche nel suo blog fa informazione di questo tipo? "Nel mio diario metto in guardia dal pericolo di questa malattia - perché deve essere chiaro che l'anoressia è una malattia e non un modello di vita - ne denuncio l'orrore". Nel libro fa capire che ci sono dei segnali che a volte i genitori, gli insegnanti e addirittura i medici non sanno o non vogliono cogliere. "Proprio così, c'è un rifiuto della società in generale". Eppure se ne parla molto negli ultimi anni. "Il problema è che ogni caso di anoressia ha una sua storia. Prendiamo me: sono stata ricoverata più volte in ospedale e in queste occasioni hanno cercato di tagliarmi fuori dal mondo, senza capire che così riproducevano quell'isolamento di cui ero stata vittima da bambina". Quindi secondo lei che cosa bisognerebbe fare? "Studiare ogni singolo caso, ascoltare, amare chi non è capace di amarsi da solo". Adesso che cosa sta facendo e, soprattutto, sta bene? "Sto meglio e ho voglia di andare avanti. Al momento ho molti progetti. A Parigi con la mia associazione, Horizons théâtre, allestisco spettacoli e organizzo corsi. Tra gli allievi c'è chi vuole solo imparare a recitare, ma anche chi ha avuto disturbi dell'alimentazione o non si sente a posto con il proprio corpo. Il teatro può aiutare molto, a me ha ridato l'amore per la vita. E poi ho un sogno nel cassetto". Quale? "Pierrette Dupoyet, una famosa adattatrice di testi, mi ha coinvolto in un progetto. È riuscita ad ottenere i diritti del film La strada di Federico Fellini per un adattamento teatrale, sta ancora cercando una persona che si occupi della regia, ma ha chiesto a me di interpretare il ruolo di Gelsomina, che fu di Giulietta Masina. Per me è un grande onore".
(13 maggio 2009)
QUESTA è UN INTERVISTA TRATTA DAL SITO DELLA REPUBBLICA...
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MODELLE....MACCHè MODELLI....
Bè il termine modelle ci porta a pensare che queste debbano essere prese come modelli da imitare....e infatti molto spesso queste diventano vere e proprie icone delle adolescenti che più che imitare il loro stile cercano di imitare la loro fisicità...ed è questo il problema....nel campo della modo sono molte anzi troppe le ragazze anoressiche...oliviero toscani,noto fotografo,ha sponsorizzato una campagna pubblicitaria contro l'anoressia.....(vedi foto in alto)....in questo campo si predica bene ma si rationa male e infatti fra poco vi proporrò un'intervista alla modella che ha posato per il servizio fotografico di oliviero toscani....
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giovedì 28 maggio 2009
ED ANCORA....
Ho avuto il mio primo contatto con l’anoressia sin dall’infanzia, perché un mio parente ne soffriva dall’adolescenza. Anche se da piccoli non ci si rende conto fino in fondo dei problemi dei grandi perché si vive principalmente in un mondo di fantasia, mi accorgevo dell’infelicità che pervadeva questa persona. Mi rendevo conto della sua fragilità.
Poi alle superiori il mio corpo ha iniziato a trasformarsi e anch’io come le ragazzine di quest’età ho inutilmente iniziato una dieta, un po’ perché non pensavo che il mio corpo fosse asciutto e adatto all’atletica agonistica, un po’ anche perché mi dicevano che ero ingrassata. “Hai il sedere da matrona romana!” mi veniva detto, ma devo dire che nonostante i miei tentativi non sono mai riuscita a seguire fino in fondo una dieta che, tra le altre cose, inventavo seguendo suggerimenti di inesperti.
Non ho mai sofferto di disturbi alimentari, ma come atleta forse c’è stato un breve periodo in cui sono stata attenta a cosa mangiavo perché altri mi dicevano che dovevo dimagrire. La mia testimonianza è il risultato di ciò che ho visto e vissuto in questi 9 anni di atletica leggera. Penso sia importante far capire perché ho ritenuto estremamente necessario dover fare qualcosa. Sono scomparse molte ragazze dalle piste perché colpite dall’anoressia: alcune sono state costrette ad abbandonare perché il loro corpo, privo di nutrimento, non poteva più sostenere gli allenamenti; altre sono morte, e la cosa più triste è che nessuno sa il motivo. Si organizzano gare in loro memoria, ma non si sa il perché della loro scomparsa.
Ho veramente capito cosa fosse l’anoressia quando la mia carissima amica ha iniziato a stare male. Vedendoci solo alle gare, mi sono accorta che qualcosa in lei non andava. Quando l’ho vista così dimagrita le ho chiesto cosa avesse, “Tensione per gli esami di maturità”, mi ha risposto. E, devo dire la verità, le ho creduto. Inizialmente non mi ha nemmeno sfiorato l’idea che una ragazza così allegra, piena di gioia e voglia di vivere, potesse soffrire di questo male. La situazione è peggiorata, ma alla fine tutto si è risolto. Ovviamente il percorso è stato lungo e difficile ma ha avuto il coraggio di accettare l’aiuto che le è stato offerto e ora è tornata più gioiosa di prima. Ne è prova la sua testimonianza e il suo entusiasmo quando lavoriamo insieme per l’associazione. È tornata anche a correre e sono certa che anche in ambito atletico potrà solo migliorare perché il suo potenziale è grande.
Questa esperienza mi ha fatto scontrare per la prima volta, in modo conscio, con la malattia. È stata la prima e purtroppo non l’ultima.
Il mio è un punto di vista esterno. Voglio cercare di far capire che se si ha anche il minimo sospetto che una persona soffra di disturbi alimentari non si può rimanere indifferenti. È importante intervenire tempestivamente perché prima si agisce maggiori sono le possibilità di guarigione.
Il mondo dell’atletica e più in generale quello dello sport, deve capire che l’anoressia e gli altri disturbi alimentari sono delle malattie e, come ogni altra malattia, devono essere curate. Però è anche necessaria una campagna di prevenzione. Non è difficile, basta semplicemente stare attenti alle parole, basta non “accusare” le ragazzine, atlete e non, di essere grasse o non suggerire diete inventate; avere dei fianchi,avere un corpo femminile, non vuol dire essere grasse.
Spero di aver fatto capire non solo che è una malattia grave ma che ognuno di noi, anche solo con piccoli gesti, può fare qualcosa!
un abbraccio
Non è facile parlare di una malattia che sempre più si diffonde tra i giovani e sempre meno è riconosciuta come tale dai ragazzi.
Non ho vissuto l’anoressia in prima persona, ma l’ho vista aggrapparsi ai corpi di amiche che pian piano perdevano pezzi e neanche se ne accorgevano…
si dice che chi ha problemi alimentari come questi si guardi allo specchio e veda una persona diversa da quella che è…forse non è così e il problema è proprio questo…forse l’immagine riflessa è solo quella materiale, il corpo ormai solo ossa…ma cosa interessa ad una anoressica del suo corpo? nulla in fondo…quello che la tocca è ciò che sta dentro, in fondo alla pancia…quello spazio/elemento innominato che scatena le emozioni…lì non c’è più niente quando qualcuno cade nel pozzo dell’anoressia, non si prova più nulla, e probabilmente proprio la ricerca di un’emozione porta a continuare a torturarsi e a dirsi “forse domani sarò felice…”; finché la ragione ha la meglio sull’istinto, finché il pensiero riesce a sovrastare l’irrazionale…allora ci si rende conto che l’unica risposta, l’unica emozione possibile è la V.I.T.A, quella cosa che qualcuno ti ha donato e che ti rendi conto di non voler perdere così, per una manciata di Kg in più o in meno.
Ci sono milioni di circostanze o motivazioni che portano ad ammalarsi e il primo passo verso la guarigione è la presa di coscienza del fatto che si è effettivamente malati…e si può uscire da quel pozzo, che senza fondo non è.
Mi sono chiesta tante volte come avrei potuto aiutare M., che lentamente si stava spegnendo sotto i miei occhi umidi, che trattenevano le lacrime per non mostrare la mia debolezza…la verità è che non ho scelto io di fare qualcosa…la vita mi ha portata sulla strada, la strada di Villa Garda (una clinica sul lago che cura disturbi alimentari), in quel mese di luglio torrido, quando con lei ho varcato la soglia di quella che sarebbe stata la sua casa per circa sei mesi…non ho capito prima di lei quanto fosse grave e non ho paura a dire che quando ho visto la sua reazione all’idea di curarsi lì l’avrei portata via sulle mie spalle; ma ho paura a dire che spesso anche nella mia mente si è insinuata la brutta idea di smettere di mangiare…per fortuna non ho corso questo rischio e sono contenta di aver aiutato qualcuno, probabilmente senza rendermene neanche conto. La sola mia presenza l’ha convinta a restare dov’era, ad affrontare il problema e a risolverlo con coraggio.
Non mi sono mai sentita così importante per una persona, se non in quella circostanza…
e tuttavia tocca anche a me ringraziare per aver vissuto tutto questo, perché non è facile capire quanto la scalata sia difficile finché non la si vede davanti a noi o con gli occhi di una persona a cui vogliamo bene.
“Siamo quello che mangiamo” diceva un filosofo, forse già prospettando l’idea che se non mangiamo, NON SIAMO.
TESTIMONIANZE-III PARTE
TESTIMONIANZA
Sono una ragazza con un disturbo alimentare da molti anni, da così tanti che ho l’impressione che sia nata con me. Ritornando in dietro con la mente non c’è un solo ricordo, una sola emozione che non sia legato al cibo. Ero poco più di una bambina quando sono iniziate le prime abbuffate,la ricerca affannosa di qualcosa da mangiare, le bugie dette agli altri ma soprattutto a me stessa. Tante volte guardandomi allo specchio mi sono detta, da domani basta.
Quante diete, iniziate e lasciate poco dopo, mi hanno fatto sentire ogni giorno sempre più inutile, depressa, sconfitta e mi hanno fatto odiare. Vedevo le altre ragazze, belle, sorridenti sempre a proprio agio in mezzo agli altri. Io sempre in disparte cercavo di essere invisibile, per non essere giudicata. Spesso i ragazzi sanno essere spietati e puntualmente mi venivano fatti apprezzamenti cattivi, e ridevano di me.
Purtroppo questo succedeva anche con quelle persone che più di chiunque altro mi dovevano amare per quella che ero e non per il mio aspetto fisico, i miei genitori. Ho sempre cercato l’aiuto, la loro comprensione, ma soprattutto un pò d’amore.
Sono sempre stata una bambina brava, mai nessun capriccio, poi un’adolescente silenziosa e responsabile, ubbidiente. Questo però non è bastato a farmi sentire amata come volevo io, dai miei genitori. Sono due persone eccezionali, e mi vogliono un bene immenso, ora grazie alla psicoterapia l’ho capito, ma non sono riuscite a starmi vicino nei dovuti modi, nel momento più importante della mia vita. Sono sempre stati molto occupati a lavorare per non farmi mancare niente, la sera erano troppo stanchi per ascoltarmi, o forse a loro non importava quello che succedeva nella mia vita e non si sono accorti che io volevo semplicemente essere amata e accetta da loro. Volevo che mia madre si fermasse un attimo a chiedermi perché passavo pomeriggi interi da sola a piangere, perché c’èra sempre quella tristezza nel mio sguardo. Volevo essere abbracciata e accettata da mio padre. Invece tra noi ci sono stati sempre e solo tanti silenzi e incomprensioni. Nella mia mente c’erano tante domande che aspettavano una risposta che mi aiutasse a capire, a crescere. I miei, però, per non porsi il problema hanno scelto la via più facile, forse quella più immediata, quella del silenzio. Sono così cresciuta con tanti dubbi, paure, mi sono data da sola le risposte che cercavo.
Volevo con tutta me stessa che almeno la mia famiglia mi considerasse una persona con un cuore e un’anima e non guardasse solo la quantità di cibo che mangiavo, o il mio peso. Avevo bisogno della mia famiglia per riempire quel vuoto e quella solitudine che sentivo ogni giorno più forte dentro di me, quella sensazione di essere sempre fuori posto, inutile.
Ma non c’èrano mai, così ho trovato nel cibo un amico, sempre disponibile, sempre presente, un amico che non mi tradiva e che mi regalava un minuto di felicità. Troppo tardi mi sono accorta che il cibo mi aveva ingannato, che era diventato per me un’ossessione una trappola, ma soprattutto che non mi riempiva il vuoto d’amore ma solo lo stomaco. E puntualmente, dopo ogni abbuffata, mi sentivo un fallimento, aumentando ancora di più l’odio che provavo verso me stessa e vomitavo tutto quell’odio, il rancore e la sconfitta che bruciava dentro di me.
Ora che ho intrapreso la via della guarigione, ho compreso che il cibo non può risolvere un problema che non è fisico ma è dell’anima, ho accettato molti eventi negativi, che sono capitati, ho accettato soprattutto che per colpa della mia malattia io mi sia procurata ferite indelebili. Anche se quando ci penso ancora fa male, tanto, credo che con il tempo il dolore lasci il posto alla comprensione e al perdono.
La cosa più difficile ora è trovare il modo di amarmi, se esistesse una pillola che faccia aumentare l’autostima e l’amore per me stessa la prenderei subito, ma non è così facile purtroppo, io ancora non riesco ad amarmi forse perché quella solitudine, quel vuoto è ancora forte dentro di me o forse perché come quando ero bambina aspetto ancora e spero che i miei genitori riescano ad amarmi e ad accettarmi per quella che sono, con i miei pregi e i miei difetti, ma soprattutto anche con qualche chilo di troppo.
Io ci sto provando con tutte le forze. Se loro non ci riescono voglio farcela io, voglio amarmi perché credo di meritarlo come tutti, perché ho sofferto abbastanza e anche se la strada è ancora lunga, se non riesco a mangiare proprio correttamente e il cibo mi fa ancora paura, se ci credo fino in fondo e mi pongo l’obbiettivo di farcela per la prima volta sarò io a vincere sul cibo e non ne sarò più prigioniera.
TESTIMONIANZE-II PARTE
La sua però è una storia diversa. Beatriz era brasiliana, insegnava a San Paolo e soffriva di anoressia nervosa da quattro anni, come hanno raccontato i familiari. La crisi fatale è stata raggiunta 3 mesi fa, quando Beatriz è arrivata a pesare 27 kg.
Niente mondo dello spettacolo, ma sempre problemi di accettazione e di immagine. Beatriz voleva essere magra.
Da piccola era stata una ragazzina obesa, arrivando a pesare 100 kg. I suoi disturbi sono nati con la prima dieta e da lì il controllo del peso è diventato ossessivo. Beatriz non sembrava depressa, anzi, era una ragazza attiva. Insegnava inglese, scriveva per un sito che si occupava di notizie locali, seguiva un corso per responsabile di risorse umane e suonava il pianoforte. Eppure, era malata e nessuno è stato capace di aiutarla ad accettare la sua immagine.
In Brasile, dove paradossalmente ancora si muore di fame per malnutrizione, i casi di anoressia stanno aumentando. Probabilmente il paese non è preparato ad affrontare i disturbi alimentari che hanno origine psicologica, dovendo fronteggiare l’estrema povertà.
Anoressia e bulimia sono patologie complesse e difficili da diagnosticare, che solo negli ultimi anni hanno acquisito lo status di malattie.
L’importante è continuare a parlarne e riconoscerle per quello che sono: non stili di vita,
TESTIMONIANZE-I PARTE
L’ultima a morire per fame è stata Maiara Galvao Vieira. Maiara era una ragazza brasiliana di 14 anni, alta 1,70, che pesava solo 38 kg e voleva fare la modella.
Questa volta la colpa non è degli stilisti che l’hanno fatta lavorare senza controllarne la salute. La colpa è del degrado, della mancanza di futuro, dei falsi miti.
Insomma, la colpa è un po’ di tutti noi che fingiamo di non vedere. Maiara non era particolarmente bella, ma sognava di sfilare, forse per fare fortuna e andarsene da Nova Iguaçu, alla periferia di Rio de Janeiro.
Sono tante le ragazze come lei e non è raro che per sfuggire ad un futuro di privazioni quelle più belle cerchino di entrare nel mondo della moda e dello spettacolo.
Figlia di un ciabattino e con altri quattro fratelli, deve aver pensato di potersene andare via e diventare ricca.
“Aveva ottenuto che i genitori, con grandi sacrifici, le facessero seguire un corso per aspiranti modelle – spiega la cugina - Sfilava ogni volta che se ne presentava l'occasione, a scuola, in parrocchia o nelle feste comunitarie del quartiere. Era sempre stata magra, era sempre in dieta, ma negli ultimi mesi aveva smesso di mangiare davvero”.
Ora però Maiara è morta, per arresto cardiocircolatorio. Il suo cuore non ha retto alla mancanza di energia.
Negli ultimi mesi si era sforzata di dimagrire di più, riuscendo a digiunare completamente. I suoi genitori si erano accorti della malattia solo quando la ragazza non riusciva più a salire le scale della scuola che frequentava. Preoccupati, avevano portato la ragazza in ben tre ospedali diversi, a partire dal mese di settembre.
Purtroppo, nessuno aveva preso sul serio la malattia, rimandando a casa Maiara dopo alcune flebo, con la raccomandazione di mangiare di più.
Il padre ha intenzione di denunciare gli ospedali che non hanno diagnosticato l’anoressia nervosa e non hanno trattato la ragazza attraverso una terapia psicologica.
Ora è troppo tardi per Maiara, ma la denuncia potrebbe servire per evitare altre morti.
martedì 26 maggio 2009
LA MIA CARTA D'IDENTITà DIGITALE BY ANGELA BERARDI
1997:dopo aver fatto pratica con il computer di mio cugino(perchè ancora non ne possedevo uno mio),un estate andai al mare da mia zia e i miei cugini avevano appena comperato il computer "l'ultimo"modello di allora...fu proprio in quella estate che feci conoscenza con word e inizia a scrivere una sorta di diario...
200:frequentavo le scuole medie e nel laboratorio di informatica avevamo un computer a nostra disposizione...qui feci conoscenza con i vari giochi pre-installati nel computer cioè:spider e prato fiorito...
2001:finalmente i miei genitori anche se in ritardo mi comperarono il computer anche se senza rete internet...facevamo(con i miei fratelli)delle vere e proprie gare di spider fino a tarda notte...peccato che un giorno mio fratello un giorno perse una partita di fifa e se la prese con il computer rompendolo....
ANNI SUCCESSIVI AL2001:usammo i computer dei miei amici,dei miei zii,i computer della scuola ecc...fu proprio in occasioe della maturità che presi ancora più dimestichezza con i vari programmi di microsoft proprio per prearare la tesina...
2008:anno fatidico...a natale i miei genitori hanno comperato un computer fisso,uno stupendo acer,e un portatile ,sempre acer...
con questo strumento sono venuta a conscenza di vari motori di ricerca tra tutti google che ho imparato ad usare decentemente all'università grazie ai corsi di informatica iniziati lo scorso anno accademico e continuando quest'anno...ignoravo l'esistenza anzi le possibilità di google...oggi come oggi è impossibile non usare internet sicuramente si usa per ascoltare musica,per comperare cose su e-bay ma anche per compilare l'iscrizione all'università,per compilare il modello tc,compilare domande per le borse di studio,prendere visione degli esiti degli esami,e per l'iscrizione agli esami...
DAL 1995 cioè dalla prima volta che usai un computer ad oggi sono cambiate un sacco di cose sicuramente in meglio ad esempio abbiamo la possibilità di essere vicini pur essendo molto ma molto lontani questo grazie ad i vari social-network quali:MSN,FACEBOOK,ed ora GOOGLE TALK,quest'ultimo ancora poco conosciuto ma comunque in via di sviluppo anche grazie a noi studenti di FSCC.
sabato 23 maggio 2009
giovedì 21 maggio 2009
BEAUTIFUL???????NOOOOOOOOO
domenica 17 maggio 2009
MANGI??NON MANGI??
SEMBRERà STRANO,IMPOSSIBILE E INACCETTABILE...MA INVECE è COSI QUESTA è UNA DELLE IMMAGINI SIMBOLO DELL'ANORESSIA....PERCHè????Bè SEMPLICEMENTE PERCHè è COSì CHE SI VEDONO ALLO SPECCHIO I RAGAZZI/E AFFETTI/E DA QUESTA MALATTIA...è PROPRIO COSì LA REALTà NON è PIù TALE...SI AVVERTE E SI VEDE IL PROPRIO CORPO IN MODO DEL TUTTO ERRATO E IRREALE...."SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO"DICEVA UN FILOSOFO,FORSE PROSPETTANDO L'IDEA CHE SE NON MANGIAMO...NON SIAMO...
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KISS KISS
sabato 16 maggio 2009
ALCUNI LINK DA POTER VISITARE
http://www.bulimiaanoressia.it/
http://www.anoresssia-bulimia.it/...
visitateli ,mi raccomando....
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KISS KISS
giovedì 14 maggio 2009
TERAPIA
KISS KISS...
mercoledì 13 maggio 2009
ANORESSIA NERVOSA...IIparte
La patologia si sviluppa a partire da un errata immagine del proprio corpo,i soggetti anotressici cominciano a rifiutare il cibo,inozialmente non ci si accorge di nulla perchè sembra che stiano seguendo una dieta a fini estetici.Il soggetto anoressico può in presenza di altri cibarsi però subito dopo indursi il vomito,con l'aggravarsi della malattia il vomito può subentrare senza stimoli anche alla sola vista del cibo.Il progressivo stato di malnutrizione innesca vari disturbi quali:perdita delle mestruazioni,disturbi di organi come i reni,lo stomaco,il cuore,abbassamento della pressione sanguigna,disturbi alla pelle,ai denti,alle unghie,ai capelli,porta anche all'osteoporosi....
ATTENTI RAGAZZI ATTENTI...nei prossimi interventi prima di passare alle testimonianze parlerò della TERAPIA...
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KISS KISS
ANORESSIA NERVOSA...
CAUSE
Non è facile identificare lo stato di disagio psicologico che porta a comportamenti anoressici,le recenti indagini mostrano alcuni elementi comuni nella storia dei pazienti anoressici come la presenza di madri o nonne anoressiche o obese,figure materne autoritarie,oppure figure paterne"importanti".Oltre ad elementi psicologici ci sono anche elementi"fisici"come la presenza di disturbi gastro-intestinali che inducono a ridurre l'introduzione del cibo,un effettivo stato di sovrappeso....
(nel prossimo post parlerò dei sintomi)
lunedì 11 maggio 2009
BREVE STORIA DEL TERMINE
ANORESSIA:Mancanza persistente o perdita dell'appetito.Etimologicamente deriva dal latino tardo ANOREXIA e dal greco ANOREXìA,questo termine è composto dal prefisso negativo AN- e da OREXIA che vuol dire appetito.Questa malattia può avere diverse cause,può essere e costituire una manifestazione di gravi malattie come forme di cancro,alcolismo ed alcune affezion dell'aids.L'anoressia determina se si protrae nel tempo carenze nutrizionali può condurre a uno stato di vera e propria malnutrizione.Un particolare tipo di anoressia è quella detta nervosa o mentale...ma di questo e di molto altro parleremo nei giorni avvenire...
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KISS KISS
MANGI??NON MANGI??
Ho scelto di sviluppare questa"rubrica"nel seguente modo:
- breve storia del termine
- testimonianze
- foto e video
- varie ed eventuali
BENE,SI COMINCIAAAAAAA....