L'ANORESSIA è FEMMINA?????NO,PER NIENTE....ANCHE I RAGAZZI SI AMMALANO DI ANORESSIA,MA NATURALMENTE COME IN TUTTE LE COSE ESISTONO ANALOGIE E DIFFERENZE TRA I DUE SESSI CHE SOFFRONO DI QUESTA PATOLOGIA...E ALLORA VEDIAMO....
Nonostante il disturbo sia lo stesso, infatti, presenta notevoli differenze di genere, poichè mentre le donne mirano alla perdita di peso e al dimagrimento, gli uomini sono ossessionati dalla muscolatura, e si sforzano di ottenere un fisico sempre più massiccio e scolpito. Mentre la preoccupazione delle donne va perlopiù al corpo dalla vita in giù, per gli uomini va dalla vita in su, in particolare al petto ed alle braccia. Ma se sono così diversi, come è possibile affermare che si tratta dello stesso disturbo? Uno degli elementi più significativi, oltre la spropositata attenzione rivolta all’aspetto fisico, sono le comorbilità (l’associazione con altre malattie) che sono le stesse in entrambi i sessi: depressione maggiore, abuso di sostanze, disturbi d’ansia e disturbi di personalità sono rintracciabili sia nei maschi che nelle femmine affetti da disturbo alimentare.Il fatto che la malattia sia la stessa però non deve trarre in inganno, infatti, si è osservato che gli specialisti tendono a diagnosticare il disturbo più spesso se si tratta di una donna, più raramente se si tratta di un uomo. Una prima ragione sta nel fatto che, in stadi avanzati della malattia, esiste un sintomo nella donna, l’amenorrea (ossia l’arresto del ciclo mestruale), che non ha corrispettivi così evidenti nell’uomo. Nel maschio lo scompenso ormonale si manifesta come un calo drastico del desiderio sessuale, se non addirittura impotenza, causati dal blocco o inibizione della produzione di testosterone operato dall’organismo denutrito. Un secondo motivo nasce dal fatto che i soggetti maschi tendono a dare spiegazioni più ragionevoli, spesso mediche, per le loro condotte patologiche. Mentre, infatti, le donne prediligono comportamenti di controllo del peso come il vomito o l’assunzione massiva di lassativi, gli uomini, probabilmente favoriti da un metabolismo più veloce, preferiscono l’esercizio fisico, anche se spesso eccessivo.Le ragioni espresse per l’inizio della restrizione alimentare e del sovra esercizio variano molto e, come detto prima, appaiono spesso più ragionevoli di quelle esposte dalle donne che principalmente dimostrano semplicemente l’ossessione verso la magrezza. Molti pazienti dichiarano di essere a dieta per combattere l’eccesso di peso (a volte reale), alcuni per evitare che l’eccesso di grasso li conduca a complicazioni mediche, come malattie cardiache, a cui spesso sono andati incontro certi parenti (spesso il padre), altri potrebbero dimostrarsi motivati a cambiare il proprio aspetto in quanto molestati da coetanei in età infantile o, infine, semplicemente per migliorare le loro capacità atletiche. Condotte i questo genere, specie se perpetuate nel tempo possono portare a sintomi somatici a volte piuttosto gravi che vanno dal senso di affaticabilità, edema, bradicardia, anemia e, ovviamente, perdita di peso. Si è osservato inoltre che i diversi tipi di disturbo alimentare si associano a diversi tipi di personalità. Infatti mentre l’anoressico tende ad apparire ansioso, autopunitivo ed a volte persino ossessivo, i bulimici tendono a comportarsi in modo appariscente e narcisista.Nonostante sia difficile ammettere di avere questo tipo di patologia per entrambi i sessi, per gli uomini si aggiunge un’ulteriore fonte di vergogna: soffrire di una malattia tipicamente femminile. In questo il soggetto con disturbi dell’alimentazione vede lesa la sua virilità. Per questo è fondamentale che gli psicologi considerino come la mascolinità impatta sulla diagnosi e sul trattamento di questi disturbi. Gli affetti presentano inoltre difficoltà a richiedere aiuto ad operatori specializzati, mentre è frequente il ricorso a specialisti per problemi secondari derivanti dalla o concomitanti alla loro condizione come depressione sovrappeso, ansia sociale o disturbi ossessivi compulsivi. Inoltre bisogna aggiungere che spesso la mascolinità è associata a diffidenza, ad un giudizio negativo verso gli interventi psicologici e conseguentemente ad una minore frequenza di richieste d’aiuto.Il soggetto prova una forte ambivalenza nei confronti delle richieste d’aiuto, infatti qualora decidesse di trattarsi, sentirebbe minacciati i “risultati” ottenuti attraverso l’esercizio e il controllo dell’alimentazione, di contro, qualora rinunciasse al trattamento, continuerebbe ad essere tormentato da preoccupazioni riguardanti il suo aspetto fisico e sarebbe costretto a continuare ad assumere sostanze per il potenziamento muscolare (e.g. steroidi).Nonostante non ci sia in letteratura uno studio volto ad indagare proprio questo aspetto, sembra che i risultati del trattamento siano altrettanto buoni sia per gli uomini che per le donne con alcune importanti differenze. Mentre gli uomini sembrano essere in grado di riacquisire un peso normale più velocemente delle donne, queste si dimostrano più capaci di controllar e i sintomi della malattia anche a lungo termine, nonostante alcune di esse fossero state ammesse al trattamento in condizioni psico-fisiche peggiori dei maschi.I due sessi condividono inoltre molti predittori per una buona prognosi, come ad esempio peso particolarmente basso, assenza di serie malattie in comorbilità e alto supporto familiare. Predittori specifici per una peggiore prognosi maschile sono stati identificati e tra questi rientrano la lunga durata della malattia, l’insorgenza tardiva, il disinteresse verso gli sport, relazioni sociali controverse, scarso adattamento sociale durante l’infanzia e mancanza di attività sessuale prima dell’insorgenza della malattia.Gli psicologi che si apprestano al trattamento di pazienti maschi con disturbo alimentare, possono utilizzare la mascolinità del soggetto come leva per il cambiamento enfatizzandone i lati positivi e sfruttandone le peculiarità. Ad esempio, dato che è meno probabile che gli uomini chiedano supporto psicologico, il terapista può sottolineare come l’inizio della terapia sia la dimostrazione del fatto che il paziente sta esercitando controllo sulla sua vita, controllo volto al miglioramento.Nonostante sia importante che ogni psicologo integri la sua strategia di approccio al paziente con informazioni riguardo le abitudini alimentari e l’attività fisica dei pazienti, in questi casi diventa cruciale conoscerne gli aspetti per poter giungere ad una diagnosi corretta ed ad un trattamento efficace. In particolare, l’intervista può essere strutturata in modo da ottenere informazioni riguardo cambiamenti di peso, dieta o abitudini d’esercizio, i pesi minimo e massimo raggiunti ed il peso ideale, preoccupazioni riguardo la forma fisica o la muscolatura, preoccupazioni riguardo alla perdita di peso e eventuale uso di sostanze per il potenziamento muscolare. Alcune ricerche hanno paragonato quest’ultimo comportamento a strategie di controllo del peso che nelle femmine si palesano con il vomito. Altre aree di indagine sono fumo, uso d’alcol, droghe, uso di medicinali per il dolore e patologie che implicano dolore cronico. Questi si sono rivelati correlati alla bulimia nell’uomo, ad esempio, gli uomini potrebbero approdare all’uso della cocaina per ridurre il desiderio di abbuffarsi o per stimolare la perdita di peso.I principi base per il trattamento dei disturbi alimentari per le donne si applicano anche agli uomini: impegnarsi per ristabilire un peso normale, abbandonare comportamenti lesivi, trattare le malattie in comorbilità, sconfiggere le preoccupazioni riguardo il peso e la forma fisica e insegnare strategie d’adattamento ai propri ruoli sessuali e socioculturali. L’approccio consigliato è multidisciplinare in modo che coinvolga oltre allo psicologo ed al paziente, un medico che monitori la sua condizione fisica nel progredire del trattamento, un dietologo che educhi il paziente a proposito della nutrizione, metabolismo ed esercizio fisico, ed uno psichiatra che tratti eventuali patologie associate.Tra le terapie più efficaci per il trattamento dei disturbi alimentari rientra la terapia cognitivo comportamentale, la quale, particolarmente efficace nel trattamento della bulimia, ha delle evidenze di efficacia anche per l’anoressia nervosa.In definitiva i maschi con disturbi alimentari sono spesso trascurati rispetto alle donne, anche se negli ultimi tempi stanno attirando sempre di più l’attenzione. Nonostante ci siano molte somiglianze tra maschi e femmine che hanno a che fare con questi disturbi, sono evidenti delle differenze nei maschi che ne influenzano il trattamento. Gli psicologi stanno considerando strategie terapeutiche tengono conto del sesso del paziente in modo da capire come la loro mascolinità influenza il loro disturbo e la loro richiesta di aiuto.
TO BE CONTINUED
KISS KISS
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