TESTIMONIANZA
    Sono una ragazza con un disturbo alimentare da molti     anni, da così tanti che ho l’impressione che sia nata con me.     Ritornando in dietro con la mente non c’è un solo ricordo, una sola     emozione che non sia legato al cibo. Ero poco più di una bambina     quando sono iniziate le prime abbuffate,la ricerca affannosa di     qualcosa da mangiare, le bugie dette agli altri ma soprattutto a me     stessa. Tante volte guardandomi allo specchio mi sono detta, da     domani basta.
   Quante diete, iniziate e lasciate poco dopo, mi hanno fatto sentire     ogni giorno sempre più inutile, depressa, sconfitta e mi hanno fatto     odiare. Vedevo le altre ragazze, belle, sorridenti sempre a proprio     agio in mezzo agli altri. Io sempre in disparte cercavo di essere     invisibile, per non essere giudicata. Spesso i ragazzi sanno essere     spietati e puntualmente mi venivano fatti apprezzamenti cattivi, e     ridevano di me.
   Purtroppo questo succedeva anche con quelle persone che più di     chiunque altro mi dovevano amare per quella che ero e non per il mio     aspetto fisico, i miei genitori. Ho sempre cercato l’aiuto, la loro     comprensione, ma soprattutto un pò d’amore.
   Sono sempre stata una bambina brava, mai nessun capriccio, poi     un’adolescente silenziosa e responsabile, ubbidiente. Questo però     non è bastato a farmi sentire amata come volevo io, dai miei     genitori. Sono due persone eccezionali, e mi vogliono un bene     immenso, ora grazie alla psicoterapia l’ho capito, ma non sono     riuscite a starmi vicino nei dovuti modi, nel momento più importante     della mia vita. Sono sempre stati molto occupati a lavorare per non     farmi mancare niente, la sera erano troppo stanchi per ascoltarmi, o     forse a loro non importava quello che succedeva nella mia vita e non     si sono accorti che io volevo semplicemente essere amata e accetta     da loro. Volevo che mia madre si fermasse un attimo a chiedermi     perché passavo pomeriggi interi da sola a piangere, perché c’èra     sempre quella tristezza nel mio sguardo. Volevo essere abbracciata e     accettata da mio padre. Invece tra noi ci sono stati sempre e solo     tanti silenzi e incomprensioni. Nella mia mente c’erano tante     domande che aspettavano una risposta che mi aiutasse a capire, a     crescere. I miei, però, per non porsi il problema hanno scelto la     via più facile, forse quella più immediata, quella del silenzio.     Sono così cresciuta con tanti dubbi, paure, mi sono data da sola le     risposte che cercavo. 
   Volevo con tutta me stessa che almeno la mia famiglia mi     considerasse una persona con un cuore e un’anima e non guardasse     solo la quantità di cibo che mangiavo, o il mio peso. Avevo bisogno     della mia famiglia per riempire quel vuoto e quella solitudine che     sentivo ogni giorno più forte dentro di me, quella sensazione di     essere sempre fuori posto, inutile.
   Ma non c’èrano mai, così ho trovato nel cibo un amico, sempre     disponibile, sempre presente, un amico che non mi tradiva e che mi     regalava un minuto di felicità. Troppo tardi mi sono accorta che il     cibo mi aveva ingannato, che era diventato per me un’ossessione una     trappola, ma soprattutto che non mi riempiva il vuoto d’amore ma     solo lo stomaco. E puntualmente, dopo ogni abbuffata, mi sentivo un     fallimento, aumentando ancora di più l’odio che provavo verso me     stessa e vomitavo tutto quell’odio, il rancore e la sconfitta che     bruciava dentro di me.
   Ora che ho intrapreso la via della guarigione, ho compreso che il     cibo non può risolvere un problema che non è fisico ma è dell’anima,     ho accettato molti eventi negativi, che sono capitati, ho accettato     soprattutto che per colpa della mia malattia io mi sia procurata     ferite indelebili. Anche se quando ci penso ancora fa male, tanto,     credo che con il tempo il dolore lasci il posto alla comprensione e     al perdono.
   La cosa più difficile ora è trovare il modo di amarmi, se esistesse     una pillola che faccia aumentare l’autostima e l’amore per me stessa     la prenderei subito, ma non è così facile purtroppo, io ancora non     riesco ad amarmi forse perché quella solitudine, quel vuoto è ancora     forte dentro di me o forse perché come quando ero bambina aspetto     ancora e spero che i miei genitori riescano ad amarmi e ad     accettarmi per quella che sono, con i miei pregi e i miei difetti,     ma soprattutto anche con qualche chilo di troppo.
   Io ci sto provando con tutte le forze. Se loro non ci riescono     voglio farcela io, voglio amarmi perché credo di meritarlo come     tutti, perché ho sofferto abbastanza e anche se la strada è ancora     lunga, se non riesco a mangiare proprio correttamente e il cibo mi     fa ancora paura, se ci credo fino in fondo e mi pongo l’obbiettivo     di farcela per la prima volta sarò io a vincere sul cibo e non ne     sarò più prigioniera.

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